Conquistare l'estero 2014 numero 40
Lo scenario congiunturale turbolento e ricco di cambiamenti è sotto gli occhi di tutti e molti...
Lo scenario congiunturale turbolento e ricco di cambiamenti è sotto gli occhi di tutti e molti degli indicatori che valutano le performance del nostro Paese sono negativi. Esiste tuttavia un aspetto che, nonostante ciò, rappresenta “un’ancora di salvataggio” per l’Italia e per la nostra economia: l’export.
Nel 2013 l’export italiano è rimasto pressoché invariato rispetto al 2012 e in un momento come questo è un dato che non si può definire totalmente negativo. Questa considerazione è avvalorata anche dall’aumento, nel 2013, delle aziende italiane che esportano all'estero: sono state 211.756, l'1,3% in più dell'anno precedente. Si tratta soprattutto di "microesportatori": 132.229 operatori hanno un fatturato all'export molto limitato - inferiore a 75mila euro - con un contributo alle esportazioni nazionali pari allo 0,5%.
L’export continua perciò a rappresentare la più importante valvola di sfogo del nostro vivace sistema produttivo, alimentato dall’operosità di un esercito di micro, piccole e medie imprese che costituiscono la componente principale – quasi il 99% - del nostro tessuto economico.
In particolare, in questo scenario, Milano, con la Lombardia, rappresenta la Regione più imprenditoriale d’Europa, con oltre 820mila imprese, e si colloca ai primi posti nella top ten europea delle Regioni con maggiore propensione all’internazionalizzazione, affermando un brand territoriale che opera come un acceleratore sull’export delle nostre imprese.
Per spiegare il successo delle nostre imprese sui mercati internazionali si può citare una celebre frase di Charles Darwin “non sopravvive il più forte o il più intelligente, ma chi si adatta più velocemente al cambiamento”. E sono proprio la resilienza e l’adattabilità le principali qualità delle nostre Piccole e Medie Imprese. Qualità che si rivelano preziose soprattutto in un contesto come quello attuale, in cui lo scenario economico ha imposto alle Pmi di “allargare il proprio orizzonte”, adottando nuove modalità e strategie di internazionalizzazione e adattandosi ai mutamenti in atto per rispondere alla crisi e sopravvivervi.
Il riposizionamento geografico appare inderogabile: la direzione degli scambi commerciali è quella verso nuovi mercati e nuove aree geografiche, senza per questo rinunciare del tutto ai mercati più tradizionali.
Se guardiamo ai Paesi Target del nostro export, i principali mercati europei, come Germania e Francia, mantengono posizioni privilegiate, ma crescono le esportazioni verso i Paesi Extra UE - nell'intero 2013 la bilancia commerciale verso i Paesi Extra Ue è in surplus per 20 miliardi, in netta crescita rispetto agli 800 milioni del 2012.
La comparsa e l’aumento della classe media nei Paesi Emergenti traina la crescita dei consumi privati e rappresenta lo sbocco privilegiato dei prodotti del Made in Italy, “stretti” in patria tra il calo della domanda interna e quella del mercato domestico europeo.
È questo un dato molto positivo, forse naturale, visto che la crescita mondiale si verifica principalmente lì, ma proprio per questo è importante parteciparvi e farlo in modo diretto e attivo: la messa a punto di prodotti e/o fasce di prodotti vincenti, la penetrazione dei mercati strategici, gli investimenti diretti in loco, la sigla di accordi e joint venture stanno dando i loro frutti e ci permettono, con tassi di crescita di tutto rispetto e modalità di internazionalizzazione proattive, di guardare con fiducia alla nostra partecipazione alla crescita mondiale, anche quando questa si gioca su terreni lontani.
Nuovi mercati necessitano di nuove strategie: anche l’export è cambiato. Oggi è trainato dalle imprese più strutturate e da quelle che fanno sistema, nelle realtà dei distretti, dei processi di aggregazione e delle reti di impresa, e che favoriscono a loro volta l’ingresso nelle global value chains anche a quelle più piccole.
Ci sono settori in cui, se non si è grandi, da soli è quasi impossibile competere; altri in cui la minore dimensione caratterizza l’agire imprenditoriale, pur in presenza di aziende di dimensioni maggiori; altri ancora, infine, in cui operano molte, moltissime imprese dalle taglie più varie. In quest’ultimo caso, quasi sempre le aziende più piccole sono le migliori custodi di un equilibrato rapporto tra tradizione e innovazione e di una ricerca accurata della qualità del prodotto finale. La ricca tradizione italiana, connaturata da uno strettissimo rapporto con il territorio, permette e incentiva l’azione e il successo dei nostri imprenditori, non solo sulle economie di scala ma anche nelle nicchie di mercato dove fioriscono, in America come in Cina o in Medio Oriente, le eccellenze del Made in Italy.
Ciascuno trova la leva competitiva su cui investire: l’ampliamento della struttura organizzativa (valore dell’imprenditore e del management), la maggiore capitalizzazione (valore del capitale finanziario), la formazione delle risorse (valore del capitale umano). È questa la fotografia del nostro sistema, un sistema export-lead, complesso ma dinamico, che risponde con velocità ai mutamenti dei mercati e soprattutto presenta una elevatissima resilienza.
In questo contesto internazionale mutevole e per nulla semplice da affrontare, anche il settore della costruzioni ha subito pesanti conseguenze, fra il 2008 e il 2013 l’intera filiera delle costruzioni ha visto una contrazione del 25% del suo mercato, perdita che si è attenuata grazie al commercio estero che in alcuni mercati – in particolare nei Paesi Extra Ue, in Nord America e nei Paesi consolidati dell’Ue - rappresenta tuttora un’importante ancora di salvataggio. E anche le imprese di questo settore hanno maturato ormai una tale esperienza sui mercati esteri da permetter loro di “conquistare” quelli più selettivi e competitivi. Ciò gli ha permesso di creare solide partnership con i principali player internazionali del settore e con le più importanti istituzioni finanziarie mondiali (fondi e banche d’investimento), partnership vitali per continuare a sviluppare business e per incrementare l’attività sui mercati internazionali.
Proprio in questo senso, il dovere di noi istituzioni è anche quello di supportare lo sviluppo delle imprese con politiche e progettualità, di sistema, in grado di agevolarle nel loro percorso di crescita e di apertura verso l’estero. Sono molteplici i bisogni a cui rispondere: un Sistema Paese forte e compatto, primo biglietto da visita con cui presentarsi sui mercati internazionali; una politica che favorisca e non ostacoli l’aggregazione, la nascita di reti e sistemi, fino alla fusione; la facilità nel relazionarsi con chi dispone di informazioni di business intelligence, di capitali, di informazioni legali e finanziarie.
La Camera di Commercio di Milano ha capito e scommesso su questo ruolo istituendo, più di vent’anni fa, Promos, l’Azienda Speciale per l’internazionalizzazione della business community milanese e lombarda. Una scommessa vinta, in termini quantitativi - Promos è cresciuta negli anni, aprendo 10 sedi estere e rafforzando la presenza sul territorio lombardo – a Bergamo, Cantù e Monza - in virtù di una domanda di servizi per l’internazionalizzazione sempre in crescita - ma soprattutto in termini qualitativi, grazie alla conoscenza e alla capacità di ascolto del territorio che Promos è in grado di garantire. Il nostro obiettivo è ascoltare le imprese, intercettare e capire le loro esigenze, facendo sistema con le associazioni di categoria e gli enti del territorio per porci al loro servizio. Per sostenere e rendere più efficiente ed efficace la speciale vocazione estera che caratterizza il nostro Paese, occorre infatti partire dalle necessità delle imprese.
Non dobbiamo dimenticare che per fare impresa in modo vincente gli ingredienti sono tre: imprenditore, capitale umano e capitale finanziario. L’imprenditore si trova in natura, il nostro compito è metterlo nelle condizioni migliori per scegliere quale mercato approcciare. Quindi deve conoscere le peculiarità, le opportunità, gli strumenti finanziari a disposizione e le eventuali difficoltà, e in quest’ottica è sempre più importante per una piccola e media impresa investire su capitale umano qualificato che conosca la business culture del Paese target, le normative, la burocrazia e il sistema creditizio. Promos, cinque anni fa, ha dato vita a NIBI, il Nuovo Istituto di Business Internazionale, che grazie ad una prestigiosa faculty e ad un approccio business oriented, forma manager, imprenditori e consulenti, dando loro competenze specifiche e pragmatiche sul tema dell’internazionalizzazione delle PMI. E’ fondamentale conoscere il mercato che si vuole approcciare e le sue dinamiche, ma è altrettanto importante scegliere i canali giusti per avviare la propria attività in un Paese nuovo. E in questo senso è fondamentale il network.
Per questo, Promos mette a disposizione delle imprese i suoi contatti con enti, associazioni ed istituzioni pubbliche e private, utili per trovare contatti in loco per la ricerca di partner, finanziamenti e polizze assicurative, per inserirsi in una rete commerciale o produttiva, per tutelare i propri marchi e garantire le certificazioni necessarie ad evitarsi problemi le controversie legali. Nell’ultimo periodo sono i mercati extra-europei ad attirare maggiormente le nostre imprese, in particolare il Nord America, l’America centro-meridionale e i paesi africani, con particolare rilevanza ai paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Si è invece registrato un leggero calo nelle vendite verso l’Asia centrale, mentre l’export verso l’Eurozona ha fatto registrare un incremento, seppur leggero.
Ma è il network la chiave di volta per mettere a sistema e sfruttare al meglio le potenzialità che le varie strutture competenti in termini d’internazionalizzazione mettono a disposizione delle imprese. Rendere facilmente accessibili a tutti le competenze degli enti preposti all’internazionalizzazione, al fine di creare armonia nel sistema di promozione del Made in Italy nel mondo: è questa la strada da seguire per supportare le nostre imprese, nella convinzione che per continuare a crescere sia necessario promuovere le qualità che tutti ci riconoscono - l’inventiva, la creatività, la qualità, lo spirito imprenditoriale - con uno slancio rinnovato, per una nuova stagione di sviluppo delle nostre PMI, che trascini l’intero Paese sulla via della ripresa.
Pier Andrea Chevallard, Direttore Promos