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Modello 231 e PMI: una ponderata scelta imprenditoriale dietro la tutela e l'ottimizzazione dell'impresa

Ambiente 2018 numero 10

La giurisprudenza non lascia dubbi: l’essere dotati di...

Modello 231 e PMI: una ponderata scelta imprenditoriale dietro la tutela e l'ottimizzazione dell'impresa

La giurisprudenza non lascia dubbi: l’essere dotati di un modello organizzativo consente all’impresa di evitare le pesanti sanzioni, scongiurando la cd. responsabilità di impresa per la commissione dei reati disciplinati dal Decreto Legislativo 231 del 2001. L’istituto, di derivazione comunitaria, è stato altresì concepito dal nostro Legislatore in termini non di obbligo ma di possibilità.

Lo strumento c’è. Perché non trarne vantaggio?
Eppure le PMI, anche nel settore delle costruzioni, che non è scevro da rischi, stante la concreta possibilità di accadimento dei cd. reati presupposto, da sempre hanno mostrato tutta la loro riottosità di fronte al modello organizzativo. Perché - si obietta - è un’inutile pastoia che appesantisce l’impresa, l’ennesimo onere burocratico dove il bilanciamento costi/benefici è destinato ad arenarsi a fronte di un improbabile rischio di essere chiamati a rispondere innanzi al p.m. delle proprie misure preventive.

Ma tale impostazione va superata.
L’approccio vincente ai sistemi organizzativi implica un cambio di prospettiva: va abbandonato il pregiudizio obsoleto che concepisce il modello 231 come “affare” di poche e grandi aziende, relegandolo a mero escamotage per correre ai ripari di un evento dannoso già accaduto.

È chiaro che le imprese del settore sono chiamate ad un cambiamento. Ad una presa di coscienza, che deve partire dalla testa, al fine di proteggere il cuore dell’impresa. Un modello organizzativo nato da siffatte premesse è uno strumento prezioso nelle mani dell’imprenditore, che ne può trarre sicuro giovamento, in termini di migliore gestione dei processi aziendali, indispensabile evoluzione volta a confluire in una compliance aziendale perfettamente integrata: ISO 9001, OHSAS 18001, ISO 14001 fino alle più recenti SA 8000 e ISO 37001, si devono parlare e possono servirsi del modello 231 proprio quale collettore ideale dei processi organizzativi aziendali.

In tale prospettiva, risulta imprudente per le nostre aziende evitarlo perché ritenuto non adatto alle PMI, quando è chiaro che la volontà della norma, che ne consente l’adozione anche affidando all’organo dirigente la funzione di supervisore del modello (ODV), ha tutt’altro fine. Proprio in forza della naturale immedesimazione organica tipica delle PMI fra i vertici aziendali e l’ente, chiamato a rispondere dei reati 231, diviene urgente e, in questo senso, obbligata, la scelta ponderata di adottare un modello organizzativo esimente. Per proteggere la propria esperienza, proteggere il proprio team di lavoro, proteggere chi ogni giorno è chiamato a guidare tale impresa e a prestare per essa la propria opera.

Necessità, dunque, (anche se non sussiste la cogenza normativa) dell’adozione del modello organizzativo, fatto proprio dall’organo amministrativo della società (CDA) e gestito da un preposto al controllo interno che ne curi efficacia e aggiornamento rispetto alle peculiarità della società stessa (dimensioni, attività sensibili, sistemi informativi), al fine di renderlo idoneo allo scopo per cui è stato creato.

In questo processo gestionale e imprenditoriale emerge anche il valore aggiunto del sistema associativo, che da sempre ha colto tale opportunità, avvicinando la disciplina del Decreto 231 alle imprese edili: un percorso cominciato con i Codici di Comportamento (ANCE e Assimpredil) e implementato in un’assistenza continua, attraverso gli strumenti di Squadra 231 e, in collaborazione con gli enti paritetici (CNCPT), dell’Asseverazione, nostro fiore all’occhiello.

L’eccellenza oggi passa necessariamente da qui, dalla protezione del “valore” impresa, un investimento umano e di capitale che frutta maggiori chance di mercato (maggiori punteggi per i bandi a offerta economicamente più vantaggiosa) e di credito (rating di legalità).   

 

Roberto Mangiavacchi, Vice Presidente Centro Studi , Assimpredil Ance

Febbraio 2018


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Autore: Roberto Mangiavacchi

TAGS: 231, analisi, centro studi, legge bilancio, previsioni, ricerche

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