Burocrazia virus italiano 2020 num. 21

Orgia burocratica

Dal Presidente

Siamo tutti annichiliti nel bailamme degli adempimenti.

Orgia burocratica

Chiunque abbia avuto un impiego più o meno complesso nel quale ci si interfaccia con la pubblica amministrazione ha potuto, nel tempo, toccare con mano l’irrefrenabile aumento della complessità amministrativa alla quale è corrisposto l’altrettanto inesorabile sacrificio di tempo e, quasi sistematicamente, di profitto.

Partendo dalle generazioni più longeve a quelle più giovani, la consapevolezza crescente di quanto sia cambiato il rapporto con la PA e le sue pieghe infinite è noto a tutti. Le persone meno giovani rimpiangono tempi e momenti nei quali la produzione era il fulcro dell’attività. Quelle più giovani si abituano in fretta a rapportarsi con un mondo complesso, articolato e difficile con il quale, sempre più spesso, quel rapporto va esageratamente contro qualsiasi umana comprensione; la produzione resta l’ultimo orpello quasi insignificante di una ormai avvilente consuetudine al bizantinismo.

Dovremmo porci qualche domanda sul perché, alla fine, ci siamo ridotti in questo stato, ma non credo che né le domande né le risposte siano molto semplici…. Le colpe sono diffuse. La qualità politica, il giustizialismo, l’indifferenza verso lo Stato, la difesa dei burocrati…, ma anche la responsabilità dei cittadini, delle classi sociali, dei corpi intermedi e della società civile. Tutto ha contribuito a restituirci un quadro davvero avvilente, quasi un punto di non ritorno.

Ne misuriamo infatti quotidianamente gli effetti. Oggi la domanda di risposta pubblica è impressionante. Ma la risposta è quasi totalmente latitante. E’ come se si fosse generato un cancro con diffusissime metastasi in tutti gli organi amministrativi dello Stato, un cancro incurabile ma di quelli non particolarmente aggressivi, del tipo di quelli che in medicina colpiscono persone molto anziane che alla fine si abituano a conviverci, perché non ci si può fare nulla, anzi, la cura massiccia spesso genera la morte del paziente.

E così quel male, questo malanno, prima si alimenta degli organi dello Stato disponibili, poi si alimenta di sé stesso, rigenerandosi di continuo.

I sintomi di questo malanno sono norme che hanno avuto l’effetto paralisi o semi paralisi sull’attività della PA ed hanno coinciso, in tempi più recenti, con quanto prevede il reato di abuso di ufficio o le conseguenze del danno erariale. Ecco i nuovi racconti della paura: con questi due rischi sempre dietro l’angolo meglio la paralisi e la latitanza di risposte. Chi non fa, nulla rischia e l’azzeramento del rischio corrisponde, evidentemente, all’azzeramento del fare.

Di questa situazione, della quale da anni il nostro sistema denuncia innumerevoli altri sintomi minori (la tutela sindacale, l’assenza di un incentivo al merito, la denuncia di più balordi favoritismi o corsie preferenziali, solo per citarne alcuni) oggi il Governo è chiamato dalla crisi pandemica a dare delle risposte con il DL Semplificazioni.

Una emergenza della quale sono diventati oramai evidentemente consapevoli tutti: cittadini, imprese, politica, perfino Pubblica Amministrazione e apparato amministrativo.

Ed è molto, molto triste registrare che soltanto un piccolo virus abbia svegliato le menti di chi si porta il peso delle responsabilità di essere arrivato a questo punto,.

Del testo del prossimo DL che tanto attendiamo non si sa molto, anzi…. Non si sa praticamente nulla. Tutto, come del resto gli altri Decreti Legge, è stato composto nelle stanze dei Ministeri senza contradditorio, in pratica non abbiamo molte anticipazioni.

Per carità, da un certo punto di vista siamo fiduciosi. Nella situazione in cui siamo tutto è così facilmente perfettibile, che qualsiasi intervento sia anche soltanto pensato, porterebbe un beneficio certo alla collettività. In un paese normale…. Ma mi raccomando, che sia fattibile! Che non venga a qualcuno la tentazione che per disfare qualcosa e rendere la vita più semplice ai cittadini sia necessario creare un altro mostriciattolo amministrativo necessario a demolire quello sul quale si deve intervenire.

Troppo pessimisti? Assolutamente no. Semplicemente “realisti”. Vorremmo trasferire alla politica, al Legislatore, il concetto che i cittadini sono deperiti nell’orgia burocratica. Non trovano alcun piacere, alcuna soddisfazione. Sono semplicemente più spenti, più avviliti, più abbandonati. I consulenti prosperano in un mondo di carta dove non si produce assolutamente nulla. I più ribelli, invece, sono semplicemente immuni a questa orgia e ne violano sistematicamente o scientemente qualsiasi infrastruttura, finendo spesso sui giornali con patologie più o meno serie e reati più o meno pesanti contro la pubblica amministrazione.

Eroi moderni invece continuano instancabilmente a lavorare in questo ambiente ostile, dove per arrivare a fare quello che loro compete e interessa sono costretti a lottare instancabilmente contro ogni genere di dichiarazione, autocertificazione, autorizzazione, concessione, tassa, relazione, studio preliminare, analisi tecnica, informativa, pianificazione, gestione della sicurezza, pianificazione……

Tutto ha un senso, se serve. Tutto ha poco senso se serve soltanto a pochi.

In questo occorre fare analisi e comprendere come e quanto debba essere decapitata l’orgia burocratica nella quale viviamo tutti quanti.

In questi ultimi mesi abbiamo visto succedere cose davvero inimmaginabili solo all’inizio di quest’anno. Sia sotto il profilo sanitario e la tutela della salute pubblica, che in rapporto a provvedimenti assistenziali urgenti dei quali, indipendentemente dalla qualità delle misure, non possiamo che registrare che le cose, quando le si vogliono fare, ci si riesce.

Tanti altri provvedimenti sono ancora per strada e forse occorrerà lavorare per eliminare quella gigantesca stratificazione di adempimenti, poteri, abitudini, inefficienze, che accompagnano da decenni la vita quotidiana delle persone. Dobbiamo riuscire a trasformare questa malattia, per restare in ambito medico, come una patologia stupida al quale contrapporre una “epidemia buona” di valore pubblico, di valore sociale. Dobbiamo pretendere che ognuno faccia la sua parte, senza mollare mai. La battaglia è difficile e in salita, davvero ripida.

Certo, se ci abbandoniamo alla pura critica, un po’ come quella politica alla quale assistiamo da molti anni, senza che esistano altre soluzioni che la demolizione di ogni tipo di iniziativa, non andremo lontano. Questo sport nazionale che riduce soltanto al raggiungimento del consenso toglie valore a qualsiasi contenuto politico.

Occorre invece lavorate instancabilmente diventando tutti quanti, nessuno escluso, infrastruttura positiva che ha l’unico obiettivo di generare un nuovo modello nel quale la domanda pubblica sia risposta e non resti soltanto domanda.

Ma bisogna anche essere sufficientemente realisti nel riconoscere anche che nella assenza di risposte, nella melina e nella menzogna non esiste alcuna relazione utile all’obiettivo di distruggere queste barriere. Niente sconti, per intenderci. Vigili su ogni cosa, utili conoscitori del proprio settore con esperienza e competenza da rendere immediatamente disponibili, ma seri contradditori e censori di atteggiamenti o scelte errate, controproducenti, false o meschine.

Le associazioni datoriali sono oggi a un bivio. Fare lobby è veramente complesso, gli interlocutori non hanno grande qualità e spesso anche le rappresentanze ci mettono la loro. Portare a casa risultati è diventato veramente sempre più difficile. La politica si permette di dire e fare tutto e il contrario di tutto. I burocrati in questo risolvono brillantemente il mantenimento del proprio ruolo, sbeffeggiando sia chi vorrebbe riformare, sia chi non vorrebbe fare nulla.

Anche il nostro sistema associativo soffre molto in termini di redemption e di risultati, nonostante l’impegno davvero notevole che tutti quanti cerchiamo di infondere nello svolgimento della nostra attività.

Eppure non esistono alternative diverse per le rappresentanze che continuare strenuamente a vigilare, coordinare, interfacciarsi e identificare la strada necessaria a vincere la battaglia della semplificazione.

La semplificazione è, oggi più che mai, un dovere sociale. Abbandonare il campo di battaglia non sarebbe soltanto la sconfitta del sistema associativo, ma sarebbe la graduale e progressiva vittoria dell’orgia burocratica che resterebbe in attesa ogni giorno, se non combattuta e vinta, uno dopo l’altro, dei nostri cadaveri.

 

Marco Dettori, Presidente, Assimpredil Ance

Luglio 2020

 


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Autore: Marco Dettori

TAGS: Burocrazia, coronavirus, costruzioni, covid-19, edilizia, futuro, leggi, norme, pandemia, semplificazione

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